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Eventi e speciali

"Fabbrica" di Ascanio Celestini.

Un lavoro poderoso eseguito da un autore straordinariamente eclettico

Informazioni utili

  • Categoria: Teatro / Spettacoli
  • Data: 25/04/2009
  • Dove: Brindisi
  • Indirizzo: Teatro Impero
  • Costo: Posto unico € 15.00
  • Orario: 20:00
  • Organizzatori: InterferenzeSonore.
  • Telefono: Info. 349 5403328 – 327 4437988
Fabbrica di Ascanio Celestini nasce dopo due anni di lavoro, di incontri, di dialoghi e una serie di laboratori sparsi per l’Italia, per raccogliere la memoria degli operai della prima metà del secolo scorso. Un lavoro poderoso eseguito da un autore straordinariamente eclettico, Ascanio Celestini, che recita, racconta, scrive, canta e interpreta antropologicamente il vissuto contemporaneo in maniera dinamica e, certamente, non cattedratica.
Fabbrica è un racconto teatrale in forma di lettera. La storia di un capoforno alla fine della seconda guerra mondiale raccontata da un operaio che viene assunto per sbaglio. Per il capoforno la fabbrica ha un centro e questo centro è l’altoforno. La fabbrica lavora per il buon funzionamento dell’altoforno e i gas dell’altoforno trasformati in energia elettrica mandano avanti lo stabilimento. L’antica fabbrica aveva bisogno di operai d’acciaio e i loro nomi erano Libero, Veraspiritanova, Guerriero. L’età di mezzo ha conosciuto l’aristocrazia operaia con gli operai anarchici e comunisti che neanche il fascismo licenziava perché essi si rendevano indispensabili alla produzione di guerra. Ma l’età contemporanea ha bisogno di una fabbrica senza operai. Una fabbrica vuota dove gli unici operai che la abitano sono quelli che la fabbrica non riesce a cacciare via. I deformi, quelli che nella fabbrica hanno trovato la disgrazia. Quelli che hanno sposato la fabbrica lasciandole una parte del loro corpo, della loro storie e della loro identità.
Fabbrica è “per una memoria che non è nostalgia, ma serve per capire il presente attraverso l'esperienza del passato. La fabbrica era un’istituzione per se stessa e luogo di costrizione per l’operaio, ma nel bene e nel male era anche il luogo dove era visibile e presente la classe operaia. C’era un’alta concentrazione di persone che facevano le stesse cose. Oggi scompare, ma anche se c’è, di chi è la fabbrica? Non sai chi è il padrone, c’è una trasformazione e allora se trovi tutto scontato, contro chi scioperi realmente? Mentre sopravvive la stratificazione nel lavoro, non rimane la memoria della lotta. Una volta esistevano gli intoccabili, gli operai che erano legati alle loro capacità professionali, molti non avrebbero mai lasciato la fabbrica. Gli operai sono diventati partigiani per difendere le loro fabbriche e c’era orgoglio, partecipazione, identificazione, non solo dolore, sfruttamento e frustrazione. Oggi non è richiesta più nessuna capacità particolare, l’obiettivo è il mercato più che la fabbrica e chiunque se ne può tirare fuori. Contro chi scioperi? Al massimo si può manifestare. E il mercato è impersonale. Prima c’era, per esempio, un signor Piaggio, sostituito poi da un signor Agnelli, ma adesso anche il mio vicino di casa può essere azionista e io posso non saperlo. La memoria della fabbrica permette di indagare su un meccanismo che ci fa capire che cos’è il potere e quindi com’è che si arricchisce il mercato. La memoria è una capacità che permette di sapere cosa succede oggi. Non si può tornare indietro, ma dove vado a dormire domani se non mi ricordo dove ho dormito ieri?”

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