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Anche un salentino sul palco di Dalla e De Gregori

scena

Pienone al Politeama

Tre ore di grande musica italiana ieri sera nel Teatro dei Leccesi, un Politeama Greco gremito fino all'inverosimile, entusiasta e coinvolto come poco spesso accade.
Lucio Dalla e Francesco De Gregori, artisti ed amici da sempre, insieme in un rinnovato sodalizio musicale, hanno saputo offrire grandi emozioni in uno spettacolo in crescendo, con vecchie canzoni in versioni originali, tutte conosciutissime e accompagnate dagli applausi scroscianti del pubblico al loro primo incedere: "Anna e Marco", "Titanic", "La leva calcistica della classe '68", "Nuvolari", "I matti", "L'Agnello di Dio".

Applausi molto convinti all'attacco della stupenda "Viva l'Italia", le cui parole, in giornate come queste che viviamo, dedicate all'Unità e alla presa di coscienza di errori e grandezze, esprimono in sintesi i sentimenti di tutti.

Per gli spettatori, poi, a metà serata, al posto della breve pausa, una chicca che ha distinto lo spettacolo di Lecce dagli altri del Tour: l'esibizione del giovane salentino Giuseppe Mengoli, diciassettenne di Spongano, violinista talentuoso e di grande spessore che ha monopolizzato l'attenzione del pubblico con due brani di difficilissima esecuzione. Dalla lo avevo ascoltato per caso e lo aveva d'istinto invitato sul palco.

Il concerto riprende con canzoni superbe come "L'anno che verrà", "Piazza Grande", "La donna cannone", "Gigolò". Di quest'ultima Dalla, fra i due sul palco il più ciarliero e istrionesco, narra l'origine: un povero pianista italiano, che lavorava sui traghetti a fine Ottocento, creava questa melodia rimasta ignota a lungo finchè Bing Crosby non la portò al successo vendendone milioni di dischi.
Dopo Crosby, la cantarono ancora Luis Prima, Marlene Dietrich e per ultimi, ma non certo ultimi, l'hanno reinterpretata alla loro maniera, Lucio Dalla e Francesco De Gregori preparandola al telefono nelle rispettive parti proprio in vista di questo Tour.
"Caruso e "Buonanotte fiorellino" chiudono il concerto ma in un bis generoso il Teatro li applaude ancora per "Vai in Africa Celestino", "4 marzo 1943" e "Balla, balla ballerino".

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